L'archivio dell'Istituto degli Innocenti
Segnali di bambini abbandonati all’Ospedale degli Innocenti
Lo Spedale degli Innocenti di Firenze, poi Ospedale degli Innocenti ed oggi Istituto degli Innocenti, sorse, a partire dai primi decenni del Quattrocento, con il preciso scopo di accogliere e prendersi cura dei bambini abbandonati. La prima registrazione fu quella di una bimba con il nome di Agata Smeralda, che fece il suo ingresso in Istituto il 5 febbraio del 1445.
L’archivio storico, ricco di oltre 13.000 unità documentarie a partire dal XIII secolo, nel 1966 era conservato a piano terreno dell’Istituto, in locali dotati di pregevoli scaffalature lignee a doppio volume, ove peraltro si trova ancor oggi; tali locali non furono toccati dall’acqua, mentre lo fu il sottosuolo, che conservava la documentazione recente e numerosi registri relativi alle fattorie di proprietà dell’Ospedale.
Già il 10 novembre il Soprintendente Archivistico Giulio Prunai e il funzionario Renzo Ristori avevano effettuato un sopralluogo all’archivio rilevando tale situazione, che viene ribadita nella relazione del 17 novembre 1966 inviata al Ministero dell’Interno, nella quale si specifica che il materiale documentario che “si trovava in un sottosuolo pieno d’acqua, di nafta e di melma… è in corso di recupero a cura di volontari e del parroco degli Innocenti don Piccini che è anche archivista storico di tale Opera Pia”. Per tale recupero l’Istituto riceverà dalla Sovrintendenza Archivistica 250.000 lire il 3 dicembre 1966 come “rimborso spese di interfoliazione” e 552.650 lire il 23 gennaio 1967 “per recupero e ripristino dell’archivio”.
Tra il 20 giugno del 1968 ed il 28 maggio 1971 furono inoltre restaurati, presso il laboratorio di restauro dell’Archivio di Stato di Firenze, 150 registri appartenenti alle fattorie di Capaccio, Valiano, Grosseto, Tomarello, San Martino ed Empoli e risalenti al XVI-XVIII secolo.