Giovanni Pascoli nello specchio delle sue carte
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I recuperi successivi

Un documento recuperato dell'archivio della famiglia Baldini libri
Il censimento degli archivi danneggiati, di quelli in parte o del tutto distrutti, e la quantificazione dei danni subiti non furono semplici e nemmeno rapidi, e si protrassero per molti mesi. Nel caso degli enti pubblici di non vasta entità e di società private, l’acquisizione di notizie risultò essere più agevole grazie al lavoro svolto dai dirigenti e dal personale interno, che si preoccuparono di salvare il materiale archivistico subito dopo la catastrofe. Per gli enti di maggiore complessità tale operazione si rivelò più problematica perché ostacolata o ritardata sia dall’organizzazione più macchinosa degli enti stessi, sia da una certa disattenzione mostrata verso i propri documenti, quelli più antichi ma anche quelli correnti. Per gli archivi di famiglia, poi, l’attività di recupero iniziò subito ma la determinazione dei danni poté essere avviata solo dopo diversi giorni: in alcuni casi la Soprintendenza dovette aspettare il ritorno dei proprietari per avere il permesso necessario per accedere ai locali dove erano custodite le carte. 
 
Il bilancio di ciò che era stato colpito dalle acque risultò quindi incompleto per molto tempo e non deve stupire se si venne a conoscenza di casi di archivi danneggiati anche dopo gli anni ’70. Infatti, circa quarant’anni dopo, grazie all’ampliamento delle attività di vigilanza e tutela sul territorio da parte della Soprintendenza, si vennero via via disvelando danni a diversi archivi - soprattutto di natura privata – che all’epoca dell’alluvione o non erano vigilati per mancata comunicazione da parte dei proprietari, oppure erano espressione di attività correnti.
 
È quest’ultimo il caso di archivi di architetti fiorentini che nel 1966 svolgevano ancora una intensa attività di progettisti e/o docenti universitari. L’attenzione a questa fonte novecentesca, che si è manifestata all’inizio degli anni Duemila con l’attivazione di una imponente ricerca sul territorio nazionale (link al Portale?), ha permesso di evidenziare, nell’area fiorentina, la perdita parziale delle carte, per esempio, del fondatore della facoltà di Architettura a Firenze, Raffaello Brizzi, di Italo Gamberini, di Pierluigi Spadolini, dello Studio San Giorgio degli architetti Tullio Rossi e Pier Niccolò Berardi (link al SIUSA?). Gravi danni subì anche l’archivio di Raffaello Fagnoni, oggetto di un recente e impegnativo recupero che ne ha salvato oltre l’80%.
 
Così è avvenuto anche per l’archivio familiare Baldini Libri, emerso durante il censimento degli archivi di fattoria (altra rilevazione promossa e curata dalla Soprintendenza toscana) e che è stato recuperato tra il 2006 e il 2012.