Giovanni Pascoli nello specchio delle sue carte
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I volontari

I volontari stendono al sole i documenti colpiti dall'alluvione al Castello di Poppiano
L’esondazione che interessò Firenze e la Toscana il 4 novembre 1966 colpì l’opinione pubblica italiana ed internazionale al punto tale che fin dai giorni immediatamente successivi all’evento molti volontari giunsero non solo a Firenze ma anche in altre città toscane per aiutare le popolazioni colpite e recuperare, salvandoli dal fango, le opere d'arte, i dipinti, i libri antichi, i manufatti, patrimoni dell'umanità che altrimenti sarebbero andati perduti.

Ad aver creato per i volontari la definizione di "Angeli del fango" fu il giornalista Giovanni Grazzini che in un articolo del 10 novembre 1966, pubblicato sul Corriere della Sera, scriveva:
 
Si calano nel buio della melma... Chi viene anche il più cinico, anche il più torpido, capisce subito [...] che d’ora innanzi non sarà più permesso a nessuno fare dei sarcasmi sui giovani beats. Perché questa stessa gioventù [...] oggi ha dato, [...] , un esempio meraviglioso, spinta dalla gioia di mostrarsi utile, di prestare la propria forza e il proprio entusiasmo per la salvezza di un bene comune. Onore ai beats, onore agli angeli del fango. Tra i giovani volontari che parteciparono alle operazioni di recupero del patrimonio culturale erano intervenute scuole da ogni parte d’Italia oltre che i numerosi studenti universitari, per lo più americani, che in quel periodo si trovavano a soggiornare a Firenze.
 
Ad aiutare e coadiuvare le operazioni si trovava anche il CRIA (The Committee to Rescue Italian Art) che finanziò gran parte delle operazioni di recupero, di studio e di restauro del patrimonio artistico ed archivistico-librario fiorentino alluvionato. In una lettera del 10 aprile 1967 indirizza al soprintendente Prunai, il Comitato concludeva la missiva così:
 
Vi auguro successo nella vostra grande campagna. Voi avete anche gli auguri di migliaia di contribuenti del Cria: studenti delle elementari insieme con quelli dell'Università, studiosi, uomini d'affari, cittadini di qualunque classe che comprendono quanto sia importante per la civiltà salvare le istituzioni storiche e culturali di Firenze ..[…].
 
 

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